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Quanti soldi pubblici finiscono nelle tasche delle scuole confessionali?

Gli istituti privati continuano a essere finanziati da Stato, Regioni e Comuni con una dote che sfiora gli 800 milioni di euro l’anno, senza che alle sovvenzioni corrisponda un controllo sulla qualità. 

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Il Governo Lega - M5Stelle ha mantenuto il contributo di 525 milioni di euro alle scuole paritarie no profit.
La maggior parte di queste scuole sono confessionali.

Il punto di vista di Suor Anna Monia Alfieri

Presidente Fidae Lombardia

Nel 2017  il Ministero ha realizzato uno screening di tutte le paritarie mediante l’invio di ispettori. Ritenere che vi siano ancora diplomifici all’interno del mondo paritario è un’affermazione che respingiamo nettamenteAnna Monia Alfieri, 26.1.2018

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Il piano straordinario di controlli avviato dal ministero all'Istruzione nel 2015 ha portato nel 2017  a 326 visite ispettive in tutte le regioni [sospese 47 scuole], su circa 1.700 istituti superiori paritari, contro le 288 avviate nel 2018. Una quindicina di ispezioni in media ogni regioneIlaria Venturi (Repubblica)

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Suor Anna Monia Alfieri: “nelle scuole paritarie non ci sono più diplomifici. Perché le famiglie con reddito basso non possono iscrivere i figli alla scuola paritaria26 gennaio 2018

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Suor Anna Monia Alfieri: "Lo Stato non può reggere finanziamenti aggiuntivi per la scuola pubblica, sia statale che paritaria, entrambe destinate – per motivi diversi – al tracollo. L’unica soluzione per evitarlo è definire il costo standard di sostenibilità per allievo, che è cosa diversa dal semplice costo medio ricavato empiricamente dalla serie storica delle spese sostenute, tra le quali figurano anche quelle derivanti da una gestione poco efficiente, a volte persino disastrosa.

Il costo standard, riconosciuto come “quota capitaria” spettante all’alunno e alle famiglie, che lo assegnano alla scuola prescelta, si fonda sul diritto inviolabile della libertà di scelta educativa. Detto per jl lattaio dell’Ohio: il finanziamento spetta all’allievo e alla famiglia e, di conseguenza, è da essa assegnato alle scuole pubbliche – statali o paritarie – in quanto ‘servizio scelto’ dalla famiglia stessa. L’alternativa è la scuola di regime.

In pratica, dotando ogni alunno e ad ogni famiglia di un cachet da spendere nell’istituto che intende scegliere, si realizzerebbe finalmente il pluralismo educativo, dando così alle famiglie la possibilità di decidere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria, avendo – il cittadino – già pagato le tasse. Si attiverebbe, inoltre, una sana concorrenza tra le scuole pubbliche, statali e paritarie, mirata al miglioramento dell’offerta formativa. Si introdurrebbero le leve della valutazione e della meritocrazia, cessando, lo Stato, di considerare la scuola un ammortizzatore sociale: a fronte dell’infornata di 150 mila docenti, abbiamo infatti cattedre ancora vuote poiché l’offerta dei docenti non incontra la domanda né per località né per disciplina. Il cittadino paga il docente che al 1° settembre firma il contratto, e grazie a cavilli vari non c’è, e paga il supplente" . (Intervista di Alessandro Giuliani)

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Fonte originale: https://www.tecnicadellascuola.it/il-costo-standard-salvera-la-scuola-dal-tracollo-parola-di-suor-anna-monia-alfieri-intervista

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